fbpx

MC
Ciao Vittorio, fatta la recensione del tuo disco mancava la chiacchierata tra noi. Ed eccoci qui. Intanto grazie per la tua disponibilità.

VDA
Ciao Marco grazie a voi per l’attenzione che dedicate a me e alla mia musica.

MC
Sei un sassofonista e flautista. Ma tu come ti definisci?

VDA
Un musicista, una persona che ha dedicato gran parte della sua vita alla musica, e continuo a farlo. Ho cominciato in giovane età con lo studio del piano, e poi sono passato al sassofono. Poi il conservatorio, il Dams, seminari con Lee Konitz, J. Bergonzi, e poi con Steve Grossman con il quale ho studiato privatamente a Bologna dove vivevamo entrambi. Questo è il mio percorso di studi ufficiale, poi c’è quello quotidiano fatto di warm up, ascolti, trascrizioni, analisi dei brani, composizioni e incontri con tanti musicisti, ognuno dei quali mi ha insegnato qualcosa. Allo studio si è sempre affiancata un’attività intensa di jam session, di concerti live che vanno dai piccoli locali ai festival, insomma situazioni musicali di ogni sorta.

MC

Quale è stato il tuo approccio alla musica, la tua concezione musicale? Come è andata? Hai qualche aneddoto “curioso” da raccontarci? 

VDA

Ricordo che ero molto giovane e  la curiosità di ascoltare jazz era tanta, all’epoca non esisteva Internet e non avevo  riferimenti, né persone che mi potessero consigliare, allora andai a comprare il primo disco di jazz. Conoscevo Pat Metheny che era molto famoso all’epoca ma cercavo qualcosa con un sax e allora comprai Song X  di Ornette Coleman e Pat Metheny Un disco di free jazz e sperimentazione. Rimasi sconvolto  e deluso pensando che il jazz fosse solo quello. Ogni volta avevo paura di ascoltarlo perché mi spaventava l’idea di dover suonare in quel modo. Poi da lì a poco scoprii che esistevano anche Sonny Rollins e Joe Henderson e mi tranquillizzai. 

MC

Dicci la tua sulla  fruizione della musica in relazione al mercato discografico e alle strutture per il live. Mi spiego meglio. La fatica, non solo economica, per pubblicare un proprio lavoro, lo si deve vendere e poi si deve suonare live per promuoverlo ulteriormente. Che panorama osservi? Quali sono le difficoltà?

VDA

Il mercato discografico penso viva un momento molto complicato ed ormai il CD è quasi un feticcio per un musicista. Lo si pubblica, per un esigenza espressiva e per mettere un punto fermo nella propria carriera, ma certo non con l’idea di arricchirsi. La finalità della vendita spesso è quella di recuperare almeno le spese per la realizzazione, visto che difficilmente un etichetta investe su di te e l’artista spesso deve farsi carico di tutti i costi. Spero che così come il libro cartaceo  ha resistito agli e-book, così il Cd possa sopravvivere alla musica digitale. Attualmente il live, secondo me, resta il momento più gratificante per un artista, rappresenta anche l’occasione di presentare e vendere Il proprio Cd grazie anche all’onda emotiva e all’entusiasmo del pubblico a fine concerto.

MC

Cosa pensi del jazz italiano e di tutte quelle dinamiche che girano intorno? 

VDA 

Mah! Dal punto di vista artistico penso che ci siano degli ottimi musicisti in giro, il livello tecnico è cresciuto molto, ma non vedo scambio né confronto tra gli artisti e ciò non contribuisce alla nascita di uno stile, di un movimento, non stimola la progettualità o la ricerca di un suono nuovo o ‘’diverso’’ . Vedo molta auto-celebrazione ed isolamento forse dovuto anche ai social o a-social, come andrebbero definiti, che ti regalano solo l’illusione di conoscere tante persone ma in realtà ti stanno solo allontanando dalla vita reale, dall’incontro, dallo scambio musicale ed umano tra i musicisti. Dal punto di vista professionale la situazione è molto difficile perché se da un lato il pubblico è diventato più esigente, gli spazi per suonare sono clamorosamente diminuiti e i musicisti spesso aspettano i festival estivi dove puntualmente vengono chiamati i soliti noti. Di conseguenza lo scenario difficile rende tutti più “arrabbiati” e così si creano delle  strane dinamiche professionali e umane.

MC

Quanto è importante per un musicista definire nel tempo, oltre al proprio stile musicale, anche una propria sonorità che lo contraddistingue?

VDA

Definire il proprio suono ma soprattutto il proprio linguaggio è importantissimo. Esiste una fase nella formazione di un musicista in cui si procede per imitazione,  trascrivendo gli assolo cercando di ricreare il suono o cercando di imparare le frasi dei grandi. Dovrebbe avvenire poi, in modo spontaneo, che questa pratica imitativa si riduca progressivamente per dare spazio a delle proprie idee di linguaggio e allo sviluppo di un ‘’sound’’ vero e più personale. Per favorire questo processo personalmente ho spesso ascoltato e trascritto assolo di musicisti che non fossero esclusivamente sassofonisti, bensì chitarristi, pianisti o trombettisti.

MC

Cosa pensi dell’informatica musicale e delle attuali tecniche digitali?

VDA

Oggi grazie all’informatica si sono aperti scenari un tempo inimmaginabili. Il digitale ti permette di realizzare le tue idee con molta più velocità e rappresenta una grande risorsa per chi lavora nel settore. Oggi puoi avere accesso a tutto il materiale che ti interessa,  dischi che ti incuriosiscono, spartiti, video di concerti. Il rischio è che ci si abitui a tutto questo e si perda il valore dell’alternativa, quindi si scelga di studiare da solo piuttosto che con un insegnante o in gruppo, o guardare un concerto in video da casa piuttosto che uno dal vivo, oppure registrare a distanza piuttosto che incontrarsi per suonare insieme. Se da un lato c’è un risparmio dal punto di vista economico dall’altro si rischia di ridurre l’aspetto emozionale ed umano, favorendo l’isolamento dell’artista e la perdita dell’ispirazione. Non si dovrebbe mai spegnere l’entusiasmo e la voglia di suonare dal vivo con altri musicisti. Mi capita spesso di  incontrare persone che lavorano a progetti live da soli, con loop station, computer. Sicuramente può essere interessante l’interazione tra uomo e macchina per creare musica, ma realizzarla magari coinvolgendo altri musicisti dal vivo lo sarebbe ancora di più. Tra l’altro penso che le formazioni ridotte siano spesso suggerite da problemi di budget piuttosto che da reali scelte artistiche.

MC

Cambiamo discorso. Il periodo del coronavirus, quali sono le tue riflessioni personali? Quanto ti ha segnato  questa situazione?

VDA

E’ stato un periodo assurdo se guardo indietro, e anche per i musicisti è stato molto difficile da gestire. Per alcuni ha rappresentato una possibilità sia per fare il punto della situazione personale, sia per analizzare la scena musicale attuale. Logicamente in una prima fase eravamo tutti molto presenti sui social e c’è stata una grandissima circolazione di idee, di considerazioni, di commenti, condivisioni, di lamentele ed anche di scontri. Questa attività frenetica su internet ha spesso sottratto tempo ad altre attività più utili.  Personalmente ero armato di buoni propositi, come studiare, comporre, prendere contatti per futuri live, tutte cose che ho realizzato solo in parte. Inoltre l’isolamento e la frustrazione per non poter suonare con altre persone ad un certo punto sono fattori diventati insostenibili. Per quanto mi riguarda non ho mai voluto cedere ai video a distanza o i video a più voci da solo a casa, non mi sono mai piaciuti, sia per la qualità scadente dell’audio e spesso anche per i contenuti. Spesso mi sembravano una celebrazione della solitudine ed anche un modo inutile di farla fruttare; ma questa è una visione molto personale e  ciò non toglie che alcuni video che ho visto di bravi artisti erano molto belli. Diciamo che ho aspettato con molta pazienza e appena ne ho avuto l’occasione ho organizzato una jam session vera e propria nella mia sala prove con amici, ed è stato un bellissimo momento.

MC

Come ti sei attrezzato per la didattica? Hai avuto difficoltà di organizzazione anche relativamente agli allievi?

VDA

Oltre alle difficoltà oggettive dei collegamenti e della comunicazione ho constatato che  il carico di umanità di un rapporto tra docente e discente si riduce notevolmente con la didattica a distanza. Qualche allievo ha rinunciato, comprensibilmente, altri più tenaci hanno scelto di andare avanti con le lezioni. Ma anche in questo caso siamo  comunque riusciti a gestire il disagio.

MC

Cosa ti aspetti dalla ripartenza? Come credi che cambierà la situazione anche socialmente?

VDA 

Penso che, nonostante questo lungo periodo in cui abbiamo avuto la possibilità di riflettere su tanti aspetti della vita, la gente tornerà alle brutte abitudini, e purtroppo anche con maggiore consapevolezza!!! Come quando ti scrivono sul pacchetto di sigarette che il fumo ti uccide ma tu non riesci comunque a smettere.  Condivido in pieno le dichiarazioni rilasciate dal grande Sonny Rollins in questi giorni, che crede poco nel cambiamento delle persone dopo la pandemia, e racconta che dopo l’11 settembre la gente è stata carina e gentile solo per tre mesi poi sono ritornati al ‘’me first’’ di sempre, e sarà cosi anche dopo la pandemia. In ogni caso spero veramente, che questa esperienza porti azioni concrete di rinnovamento e cambiamento.

MC

Perché, secondo te, il nostro mondo non è considerato degnamente riguardo all’essere “lavoro”? È, per certi versi, anche colpa nostra? Ti pongo la domanda anche in relazione a questo periodo di pandemia dove inizialmente la cultura è stata quantomeno poco considerata in merito agli aiuti stanziati dal governo. 

VDA

Io ritengo che questo atteggiamento del governo nei riguardi della cultura e degli artisti era quasi prevedibile in quanto il governo interpreta e rispecchia quello che la gente comune pensa. Questa situazione nel nostro paese è il risultato di un percorso di decadimento culturale cominciato da tempo. Senza ricadere nella solita retorica esterofila, in molti paesi europei gli artisti disoccupati ricevono normalmente un sussidio mensile più che dignitoso ed in questo periodo del Covid sono stati ulteriormente aiutati. In parte la responsabilità è dovuta anche alla nostra incapacità di fare squadra, di creare un sindacato e di dare dignità e giusto valore a questa professione.

MC

Ma parliamo dei tuoi attuali progetti. Cosa bolle in pentola?

VDA

Attualmente  mi sto riattivando per organizzare almeno un mini tour estivo.  Visto i tanti festival annullati, nei quali si sperava di suonare, bisogna rapidamente cercare di riorganizzarsi. Inoltre sto dedicandomi alla scrittura dei brani per il  prossimo album che vorrei fare uscire entro la fine di quest’anno.

MC

Abbiamo terminato la chiacchierata. Grazie Vittorio, per noi di ICOnA è stato un vero piacere.

VDA

Grazie a te Marco  e complimenti per le iniziative che portate avanti anche attraverso il sito.