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“The Connection” di Aldo Bagnoni

Recensione di “The Connection” di Aldo Bagnoni – 2020 – ALFAMUSIC

Aldo Bagnoni è un batterista compositore, arrangiatore e scrittore che vanta numerosissime e prestigiose collaborazioni musicali e teatrali.

Oggi vi racconteremo in modo dettagliatissimo il suo ultimo lavoro pubblicato nel 2020: The Connection.

La formazione è un quartetto:

Aldo Bagnoni: batteria, voce (brano n.10)
Emanuele Coluccia: sax tenore e soprano, pianoforte (brano n.10)
Mauro Tre: pianoforte, tastiere, synth
Giampaolo Laurentaci: contrabbasso

Abbiamo allegato alla recensione due brani. 

1. Clarabella

Brano modale minore armonico. Melodia malinconica molto mediterranea. L’assolo di pianoforte è bellissimo, utilizza porzioni modali, alternando fraseggi molto eleganti che ammiccano al flamenco. Poi diventa ritmico e … ma ricambia subito ambientazione: mi è piaciuto tantissimo! Arriva il soprano con qualche ostinato, poi allarga il fraseggio, facendo respirare il brano. E sotto, oltre alla ritmica molto diligente, c’è il pianoforte a supporto, a volte ritmico, pizzicato e a volte più “largo e bagnato” con quel tremolo molto delicato. Tornano i temi con una batteria meno regolare sotto, ad anticipare il finale.

2. Cappello eolico

Brano molto fluido con una melodia suonata all’unisono tra tenore e synth. Qui c’è il rhodes. L’assolo di synth è fatto utilizzando un suono molto scarno con un piccolo tempo di attacco a renderlo delicato, senza aggiungere alcuna modulazione alla wheel o all’aftertouch. Ecco l’assolo di sax che asseconda le armonizzazioni scelte. Grande timing mista a fluidità di frasegio. Poi tornano i temi a concludere il brano.

3. This is my place

Brano molto dolce dove il sax primeggia con un suono molto tranquillo, con attacchi appena accennati, mai irruenti. Mi ricorda molto M. Brecker, ma non per il fraseggio, né tantomeno per il suono. Me lo ricorda per il tipo di calda atmosfera che riesce a creare. Anche il pianoforte asseconda questo clima di tranquillità e rilassatezza. Mi piace molto il movimento del contrabbasso che non si limita ad accompagnare ma contribuisce a far crescere la performance durante l’assolo di sax. Il brano, scorre via piacevolmente.

4. Eternal returns

Arabeggiante inizio molto suggestivo. Contrappunto e omoritmia tra soprano, pianoforte e contrabbasso molto indovinato, specialmente per il timbro generale che ne scaturisce.

Poi entra in scena il rhodes e insieme alla batteria, sostengono un contrabbasso molto presente. Arrivano altri temi ed ecco l’assolo del pianoforte acustico, suonato in modo riflessivo, frasi sospese e ritmiche, tira spesso dietro (bene!). Poi diventa nervoso e conclude per introdurre il tema iniziale. Assolo di soprano e poi un botta e risposta tra lo stesso e il synth. Tornano i temi e si va a concludere. Questo è il brano che mi è piaciuto di più!

5. The dolmen and the sea

Tema molto malinconico suonato dal sax, caldo e modulato, dolce. Ogni tanto il piano doppia la melodia. Mi piace molto il modo scelto di suonare la batteria, delicato, sopito ma netto con il rullante quando serve scandire l’andamento. L’assolo di contrabbasso, silenzioso con un piano in sottofondo perfetto anche nell’uso delle frequenze. Poi parte in assolo senza mutare la dinamica, è discreto e le frasi sono ben strutturate. Diventa ritmico nel finale e introduce il sax che propone un assolo molto intimista fatto di frasi che spesso escono dal contesto armonico esibendo ostinati molto azzeccati. Tornano i temi e si va a chiudere con un obbligato ripetuto che sostiene i fill di batteria. Bel brano anche questo!  

6. Heart on a mountain

È una ballad. Inizia il pianoforte con un intro tranquillo, entra la ritmica. Arriva il sax con un tema dolcissimo e cantabile. Che bella atmosfera, rilassante e raffinata. Le armonizzazioni sono sempre quelle giuste! L’assolo di contrabbasso è asciutto e si sente l’attacco delle note. È swing e le note puntate sono rimarcate dal chiarlie appena accennato e dalle spazzole che sembrano respirare. L’assolo di pianoforte sfodera un voicing molto essenziale che vuole dar spazio alla mano destra che “punzecchia” i tasti con frasi “strette”, ritmate ma poi, quando serve “bagna” e allarga il suono. Arriva l’ultimo assolo, quello del sax, connotato da un fraseggio molto disinvolto e contestuale. Tornano i temi e si chiude. Questo brano mi ha ricordato, per certi versi, “A remark you made” (J. Zawinul).

7. Oral culture

Dodecafonia, rumori, suoni acidi e stridenti. Momenti isolati come in un soundcheck, tutti apparentemente scollati. Poi all’improvviso si parte con una ritmica incalzante e sincopata. Ride swing e contrabbasso monocorde. E arriva il tema all’unisono. Assolo di sax e a seguire un obbligato. Poi una breve atmosfera con tutti gli attori a recitare una parte esatonale. Di nuovo gli obbligati. È questa la struttura del brano che mette in luce le doti interpretative di tutti i musicisti. Arriva l’assolo di pianoforte … Insomma “jazz a gogo!”. Finale con assolo batteristico su un obbligato.

8. Lipompo’s just arrived

Brano ispirato da un brano tradizionale lucano. Tempo composto. Melodia accattivante e danzereccia suonata in omoritmia.

Jazz dinamico caratterizzato dagli assolo di sax e rhodes molto coinvolgenti che giocano su un accordo di Dm che modula di ½ tono, un po’ come in “So what” (M. Davis), per capirci. Aggiungete un obbligato seguito da un’armonizzazione dove “scivolare” ed il gioco è fatto!

9. What was I looking for

Brano ternario sobrio ed elegante. Sax per il tema e subito assolo di pianoforte condito da sapienti armonizzazioni e connotato da uno stile molto variegato. Bagnoni è bravissimo durante l’assolo e asseconda ogni particolare. È su ogni frase, e persino “imita” figurazioni ritmiche. L’assolo di sax è un crescendo forsennato, ma di tutti. Grande interplay! Poi il tema e si chiude.

10. Clarabella – Epilogo

Ripresa del primo brano. Ora è anche poesia, recitata, partecipata dall’autore. Il tutto accompagnato dal pianoforte. Coinvolgente e suggestivo!

Comincio con il dire che questo lavoro non sembra affatto il lavoro di un batterista, ma di un musicista completo. Dico questo perché, ahimé, sono pochi i batteristi che dispongono di tale maturità artistica legata necessariamente a quella secondo me irrinunciabile preparazione globale che ogni musicista dovrebbe perseguire nella sua carriera. Qui invece c’è tanta musica scritta e arrangiata con meticolosità compositiva. Oltretutto i brani sono tutti rigorosamente originali con la sola eccezione di “Lipompo’s just arrived” (tradizionale lucano).

Ma c’è una cosa che mi ha colpito particolarmente. E riguarda il colore generale dell’intero lavoro. Non è intenso, non deve apparire, non deve abbagliare, ma nello stesso tempo, è caldo. Ascoltando i brani ci si catapulta all’interno di un racconto globale, omogeneo. Ogni scelta adottata non appare mai casuale. A partire dalle dinamiche, mai esuberanti o addirittura fastidiose, per arrivare all’ordine musicale fatto di essenzialità. Qui si respira un’ambientazione ben definita abilmente espressa utilizzando un linguaggio molto ampio generato dalla somma espressiva di tutti i musicisti intervenuti. Certo, direte voi, è ovvio e deve essere così! Ma non sempre si raggiunge un tale risultato.

La musica proposta in The Connection è jazz mediterraneo, misto a tradizione, semplicemente “vero”! L’ascolto è rassicurante e mai faticoso. Questo non significa assolutamente che siamo di fronte all’easy listening più tipico, anzi! Le armonie sono sempre ricercate, e non viene mai meno l’interplay assicurata dagli ottimi musicisti.

Anche dal punto di vista della produzione possiamo dire che i suoni sono equilibrati e sempre naturali. Mi è piaciuto molto come è stata “resa” la batteria, mai pompata e messa in evidenza. Anzi, addirittura a volte si fatica a scovarla. E invece sta lì ben presente a supportare l’intera struttura armonico/melodica. Anche le ambienze sono semplicemente quelle più adatte a ricreare quel clima acustico e intimista.

Particolare menzione merita la grafica e i contenuti del booklet. C’è persino la storytelling dei brani. E soprattutto viene spiegato il significato di The Connection.

Mi piace concludere dicendo che … tutto ciò che ascolterete all’interno di questo macrocosmo musicale non è mai fine a se stesso, bensì correlato a ciò che sta immediatamente accanto. Tutto confina e sfuma verso l’adiacenza.

The Connection … appunto! 

Buon ascolto!  

 marco campea – siAMO musica – ICOnA